fotografia - covid © Antoine d’Agata | Magnum Photos

La fotografia in tempo di covid

Uscire dalla letargia creativa durante una pandemia

Negli ultimi mesi è capitato di parlare con colleghi fotografi e, ahimè, sempre più spesso sento parlare di blocchi, di rifiuto, o di difficoltà a portare avanti lavori fotografici. Da qui la domanda: “che succede alla mia fotografia in tempo di covid?”

Sono ormai due anni che siamo chiusi in casa e, nelle poche occasioni in cui usciamo per lavorare, l’incessante presenza delle mascherine, della paura del virus – nostra o dei soggetti – ci limita moltissimo.

Personalmente passo le serate a cercare ispirazioni, esempi da seguire ma ormai sembra che il nuovo must sia quello di incensare questo stato di isolamento in cui viviamo.

Per fortuna, ogni tanto, capita di trovare lavori “diversi”, lavori la cui forza è nel contenuto e non nell’estetica.

Tra questi vi propongo quello di Antoine d’Agata con “I’m Starting to Feel the Pain”. Un lavoro realizzato utilizzando uno scan termico.

  • Antoine d’Agata nato a Marsiglia nel 1961, si trasferisce a New York nel 1983 dove frequenta i corsi dell’International Centre of Photography e avrà come maestri Nan Goldin e Larry Clark. Nel 2004 entra a far parte della Magnum. 

Questo autore non è nuovo a questo tipo di riprese. Ha già usato questa tecnica per la prima volta per documentare i rituali delle comunità religiose a Parigi “Figures of Worship”. Un lavoro commissionato dal Magnum Live Lab, tre anni dopo gli attentati del Bataclan. Per d’Agata, l’uso dello scan termico, “riduce i soggetti umani nelle sue immagini a una fonte di calore, un’essenza di umanità, spogliata di specificità culturale”.

In “I’m Starting to Feel the Pain” l’autore ha cercato di superare la semplice rappresentazione estetica – come del resto ha sempre fatto in tutti i suoi lavori (vedi qui) –  riducendo i soggetti nelle sue immagini a una fonte di calore, un’essenza di umanità, spogliata anche di quei riferimenti che la pandemia ci ha imposto.

“Le persone stanno facendo molto di più di quello per cui sono pagate. In ospedale ho visto persone morire e infermieri che aiutavano le persone a farlo con dignità, tenendole tra le braccia”. (Antoine d’Agata)

Con oltre 10 mila foto scattate in strada e all’interno degli ospedali, in questo lavoro l’autore ha cercato di restituirci uno spaccato del momento fatto di impronte di calore. Immagini senza volti, senza lacrime, senza quegli elementi che avrebbero distratto dalla reale condizione.

Un lavoro, come dicevo precedentemente, “diverso”. Un modo diretto e senza filtri per descrivere un momento storico unico. La rappresentazione della vita e della morte attraverso impronte di calore.

La fotografia in tempo di covid può quindi essere anche altro oltre gli abbracci nella plastica.

Spero che, come è stato per me, questo lavoro di Antoine d’Agata possa essere d’ispirazione e che possa ridare la voglia di osservare il mondo dal mirino della vostra macchina fotografica.

references:
– www.magnumphotos.com/
Magnum Editions Poster: First hours of compulsory confinement. From the series “VIRUS”. Paris, 2020